Gent.mo Ministro Andrea Orlando,
Le scriviamo perché mancano ormai poche settimane alla scadenza dei contratti dei Navigator.
Ad oggi, il Governo non ha ancora espresso una posizione univoca sul loro futuro con il paradosso che si continuano a bloccare i licenziamenti e, ugualmente, si permette che vadano a scadere i contratti di 2700 professionisti del mercato del lavoro. Eppure, dappertutto si declamano le “politiche attive” quasi fossero la salvezza per il nostro mercato del lavoro così anemico.
La selezione dei Navigator prevedeva dei requisiti piuttosto stringenti: oltre a possedere una laurea magistrale in diverse discipline (Scienze giuridiche, Scienze economiche, Scienze politiche, Sociologia, Psicologia e altre), accedeva alla prova solo chi avesse ottenuto il voto di laurea più alto in un rapporto di 1 a 20 rispetto al numero di posti previsti per la provincia scelta per la quale concorrere. Questi criteri hanno permesso che partecipassero solo i laureati con i voti più alti (la media è 107). I numeri: 78.000 domande, circa 50.000 ammessi, poco più di 20.000 presentati, 2980 i vincitori. Assunti a fine luglio 2019, i Navigator sono stati sin da subito sottoposti ad una lunga formazione sia teorica sia on the job con l’affiancamento degli operatori dei Centri per l'impiego (Cpi). A questo bisogna aggiungere un bagaglio culturale e professionale estremamente variegato maturato dai vincitori in precedenti esperienze lavorative e formative.
Oggi l'Italia si trova ad affrontare una delle sue più grandi sfide e le politiche attive del lavoro sono sicuramente un banco di prova importante visti i mancati investimenti degli ultimi 20 anni. I Navigator, infatti, sono stati il primo nucleo di una nuova figura professionale capace di essere cerniera di fronte a tante attività: la parte burocratica gestita dai Cpi, gli assistenti sociali per i bisogni dei più fragili, gli enti di formazione per chi ha debiti professionali, i centri provinciali per l'istruzione degli adulti per chi deve recuperare alcuni cicli scolastici, il mondo delle agenzie private per il lavoro, le aziende e i loro bisogni occupazionali a breve, medio e lungo termine. L’elenco di tutti questi attori, peraltro non esaustivo, dimostra ampiamente quanto siano articolati in questo momento i servizi per il lavoro e quanto sia necessaria una figura che possa mettere in comunicazione mondi che, troppo spesso, non comunicano tra loro.
Nessuna politica attiva del lavoro, qualsiasi nome noi vogliamo darle, può fare a meno oggi di un ruolo siffatto, pena la riproposizione di ataviche debolezze strutturali del sistema Italia. In questo momento le risorse disponibili presso i Cpi sono poche, con scarsa motivazione e appesantite da un digital divide piuttosto importante. I Navigator rappresentano la principale risorsa di cui il servizio pubblico può disporre in tempi immediati, che sono già all'interno della macchina amministrativa, culturalmente attrezzati, portatori di forti motivazioni, con conoscenze digitali molto utili in questo momento storico, forti di un'esperienza maturata in questi 18 mesi nel corso di una pandemia.
Infine, si nota la sorprendente e lieta sorpresa da parte di molte imprese nel ricevere il contatto dal referente pubblico per vari servizi come, ad esempio, il supporto ai processi di preselezione, all’inserimento al lavoro, e all’individuazione di misure ed incentivi rispondenti ai fabbisogni aziendali in termini di professionalità e competenze.
Di fronte a questo quadro, alle risorse pubbliche spese per la formazione dei Navigator, alle professionalità acquisite, alle esperienze maturate, ai servizi forniti, come può essere politicamente desiderabile - diremmo anche solo accettabile - non valorizzare questo capitale umano? Come si può spiegare a quel milione di utenti presi in carico dai Navigator, accompagnati lungo un percorso che comincia con il creare un clima di fiducia reciproca e prosegue lungo una strada quasi mai lineare ma sempre tortuosa e piena di difficoltà, che dal 1° maggio, festa dei lavoratori, non avranno più accesso ad un approccio personalizzato che cerchi di indirizzarli in una società che cambia in maniera sempre più vorticosa?
E ancora, come si può declamare ad ogni occasione l'importanza di mantenere le eccellenze nel nostro Paese, denunciare la fuga dei cervelli e poi decidere di non avvalersi delle capacità di 2700 laureati con un’età media di 35 anni e con un voto di laurea di 107? Sono domande retoriche perché qualsiasi Governo che voglia dimostrare programmazione, lungimiranza e visione d'insieme non può che valorizzare questa forza, metterla al centro delle politiche attive del lavoro, sanarne le eventuali storture, concentrarsi su come mettere in rete, adeguatamente, le altre parti del mosaico che non combaciano semplicemente perché non dialogano tra loro.
Sembra, insomma, che in questo Paese serva proprio qualcuno che faccia il lavoro del Navigator; purché non sia un Navigator. Eppure spetterebbe al nostro ruolo attuare la riforma, l’unica possibile, per rinnovare le politiche attive del Paese in questo momento di emergenza: mettere insieme il complesso ed articolato sistema di interessi multiattore (MPLS, Europa, Anpal, Regioni, Agenzie per il lavoro, Istituti ed Enti di formazione, etc.) per gestire la torta della nuova povertà emergente con l’uscita dal MdL di tanti lavoratori.
La pandemia ha dimostrato quanto il rapporto centro/periferia necessiti di un coordinamento istituzionale forte e coeso, quanto i livelli locali non sempre siano all'altezza dei livelli essenziali delle prestazioni. I Navigator possono essere il collante umano, il valore aggiunto capace di dare omogeneità alle politiche attive del lavoro per colmare quel divario locale così presente nel nostro Paese.
Chiunque abbia anche solo una volta passato una giornata nei Centri per l'impiego sarà venuto a contatto con un'umanità multiforme che deve essere accolta con altrettanta capacità multidisciplinare in cui il livello di occupabilità è solo una, forse neanche la più importante, delle variabili in gioco.
Prima ancora di quella ci sono dei principi tra cui quelli descritti dall'art. 3 della nostra Costituzione: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
Quando ci chiedono cosa fanno i Navigator - e perché appare insensato non avvalersi delle loro professionalità - basterebbe leggere quelle poche parole.
Pertanto chiediamo al Governo, al Parlamento, alle forze politiche un prolungamento della nostra attività lavorativa non come una proroga tout court ma come una scommessa sul futuro. Un futuro che riguarda noi ma anche un'ampia fascia di popolazione troppo spesso dimenticata che necessita di ricominciare a credere in una società più attenta verso le diseguaglianze con l'intento di sanarle per rimuovere gli ostacoli verso una maggiore consapevolezza del significato intrinseco della parola cittadinanza: un attimo di democrazia.
A.N.NA. Associazione Nazionale Navigator
Poco sopra il quart'ultimo capoverso si legge … mettere insieme il complesso ed articolato sistema di interessi multiattore (MPLS, Europa, Anpal, Regioni, Agenzie per il lavoro, Istituti ed Enti di formazione, etc.) per "gestire la torta della nuova povertà emergente con l’uscita dal MdL di tanti lavoratori" Magari mi sbaglio, ma l'espressione "gestire la torta" mi sembra l'unica nota stonata in un testo ottimo e più che efficace. Io sostituirei la parte che ho virgolettato con "gestire la molteplicità di problemi ed esigenze espressione della nuova povertà emergente, causa l'uscita dal MdL di un notevole numero di soggetti" . È solo un modesto suggerimento, forse mi sbaglio io.
Buonasera, complimenti per l'elaborato. Leggendo sono solo un po' perplesso sul passaggio "le “politiche attive” quasi fossero la salvezza", dove quel "quasi" sembra un po' sminuire il ruolo del pal, come a dire che si enfatizzi troppo il loro ruolo.